domenica 29 settembre 2013

Insegnanti maschi nella scuola dell'infanzia

Oggi vorrei fare una riflessione in merito ai risultati ottenuti nel sondaggio che ho proposto nel blog in questi giorni: "Vi farebbe piacere se nella scuola dell'infanzia ci fossero più insegnanti maschi?", utilizzando questi dati come punto di partenza per prendere in esame questo specifico aspetto della realtà scolastica.
 
Innanzitutto ci tengo a ringraziare tutti i "compagni di viaggio" (perché è così che io chiamo chi entra a far parte del Bosco dell'infanzia) che hanno partecipato al sondaggio esprimendo la propria opinione.

Di seguito riporto i risultati ottenuti:
  • 84%: si, perché i bambini hanno bisogno di avere sia un modello maschile che uno femminile.
  • 7%: si, perché un ambiente di sole donne è infernale.
  • 7%: no, perché gli uomini non possiedono un sentimento materno.
  • 0%: no, perché gli uomini sono più competitivi e la scuola è un ambiente cooperativo.

Per quanto mi riguarda, mi trovo d'accordo con la percentuale più alta, ma penso anche che un uomo in struttura potrebbe aiutare a stemperare quelle situazioni (mi auguro rare) in cui le insegnanti si fanno la guerra, trasudano acidità da tutti i pori e mettono zizzania fra colleghe.

Volendo approfondire questa tematica ho letto diversi articoli su internet in modo da analizzare la situazione sotto diversi punti di vista. Questo ha richiesto un po' di tempo in più per elaborare questo post, ma spero ne sia valsa la pena.
In particolare, vorrei soffermarmi su questi tre articoli che mi hanno particolarmente colpita. Per chi vuole leggerli integralmente, basta cliccare sul titolo.
 
All'interno di questo primo articolo c'è una frase con la quale mi trovo molto d'accordo: "...non si tratta di preferirli alle colleghe: la ricchezza viene dalla compresenza, dallo scambio, dalla reciprocità tra le due figure".
Inoltre, mi piace molto la conclusione: "Nessuno conta che il mio lavoro prende, senza esagerare, 20 ore su 24, spesso sabati e domeniche incluse. Compensazione extra remunerativa, allora? Forse, come dice Lorenzo, ci si consola così: «Aprendo la porta e sentendo il profumo di una classe dinamica, ricettiva, allegra. Che sprigiona vita»".

Alla base di alcuni dei concetti espressi in questo articolo ritrovo un errore di fondo che secondo me è molto grave, cioè il fatto di riconoscere alcuni ambiti, abilità o compiti come prettamente maschili o femminili. Al giorno d'oggi ognuno di noi deve potersi sentire libero da classificazioni e stereotipi di genere. A tal proposito, mi stupisce la posizione assunta dai genitori intervistati che sembrano pretendere che la figura del maestro vada a sostituire quella del padre di famiglia che, stando a quanto letto, è ormai assente in molti case. Inoltre, aggiungono che apprezzerebbero la sua presenza "in quanto le caratteristiche psico-sociali del maschio lo porrebbero come un riferimento "diverso" e garante del rispetto delle regole sociali nella scuola"...come se questo una maestra non potesse farlo!!
 
Sono invece d'accordo quando leggo che "pure le maestre gradirebbero potersi confrontare con colleghi maschi innanzitutto perché riconoscono che una visione tutta al femminile risulta limitante".
Inoltre, mi è piaciuto molto il concetto secondo cui non ha senso delegare completamente le "professioni di cura" alle donne poiché, prendersi cura dell'altro, risponde a una responsabilità propria di tutte le persone in quanto tali, maschi e femmine.
Concordo inoltre sul fatto che il mestiere dell'insegnante necessiti di interventi determinati per riprendere prestigio e conferirgli maggior riconoscimento sociale ed economico, con una conseguente riqualificazione della figura docente. Questo vedrebbe, fra le varie conseguenze, anche la ricomparsa dei maschi nell'ambito dell'insegnamento, in quanto lo riterrebbero più allettante. Infatti, gli uomini sono socialmente più portati a scegliere mestieri con un'alta posizione nella scala sociale, stipendi più alti e la possibilità di progressione di carriera. Attualmente però, tutto ciò risulta molto lontano dalla realtà nella quale viviamo, soprattutto noi insegnanti italiani che percepiamo gli stipendi più bassi di tutta Europa.

In questa lettura, a mio parere, merita soprattutto il finale: "Se il contesto e lo scenario che si prevede non sono dei più confortanti, resta pur sempre il fatto che i maschi non sanno quello che perdono! Quanto, cioè, sia interessante e gratificante "lavorare" con i bambini. E forse non lo sapranno mai, finché il nostro sistema educativo di istruzione e formazione sarà percepito come una spesa e non come un investimento, come una cosa per femmine e non per i maschi. I bambini continueranno a soffrire, privi di una figura educativa importante, e i maschi a non capire nulla della ricchezza del mondo infantile. Comunque, avanti...verso una scuola unisex!".


Per chi volesse saperne ancora di più, consiglio la lettura di "Uomini in educazione" di Vivalascuola che si rifà al convegno tenutosi all'Università di Milano Bicocca il 14 marzo 2012.


Buona lettura! :) Ora aspetto di sapere come la pensate voi!!

 

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